Evoluzione Normativa sugli Appalti

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Premessa circa l’evoluzione della normativa sugli appalti

La materia degli appalti ha un sistema normativo complesso e articolato che si è sviluppato nel tempo e su cui è utile fare una breve premessa.

È del 1865 la prima legge sulle opere pubbliche (Legge 20 marzo 1865, n. 2248) e successivamente a questa prima regolamentazione si sono aggiunti un gran numero di leggi e decreti che hanno frammentato la materia, ingenerando incertezze fra i soggetti e gli operatori interessati al settore appalti a causa di un quadro normativo completamente disarticolato. Non di meno ha complicato la situazione l’obbligo di adeguamento per l’Italia alle norme del diritto comunitario dovendosi coordinare la normativa nazionale con quella comunitaria.

Obiettivo del legislatore nel lavoro di riforma è stato quello di rifondare l’intero sistema normativo per dare nell’ambito della normativa statale “la definizione di una normativa unitaria ed omogenea”, in armonia, sul piano territoriale, con le varie legislazioni regionali senza tuttavia disattendere le direttive comunitarie via via da recepire.

Da queste premesse nasce la legge quadro sui lavori pubblici, legge 109/1994, meglio conosciuta come legge Merloni. La legge 109/1994, varata dopo un non facile iter preparatorio, costituisce un complesso normativo organico chiamato “ordinamento generale in materia di lavori pubblici” che però subisce, nel corso della sua travagliata esistenza, numerose modifiche e integrazioni.

Occorre citare altre leggi di riforma del settore appalti che hanno rappresentato un importante riferimento: il DM 145/2000 ha introdotto il nuovo capitolato generale d’appalto e il DPR 34/2000 ha definito il sistema di qualificazione delle imprese e altre normative di carattere tecnico.

Un casco di protezione giallo e un compasso su un disegno tecnico.



La nuova normativa e il Testo Unico sui Contratti

Nel 2004 l’Unione Europea emana la direttiva 2004/18/CE (abrogata dalla nuova direttiva 2014/24/UE) che riunisce le procedure per l’aggiudicazione degli appalti nei tre settori dei lavori, dei servizi e delle forniture quale obiettivo di semplificazione e snellimento delle procedure. È proprio con il D.Lgs. 163/2006, il cosiddetto “Codice dei contratti pubblici di lavori, servizi, forniture“, che vengono recepite nell’ordinamento italiano le direttive europee.

Il Codice dei contratti pubblici ha rappresentato una ventata di novità nel settore dando l’occasione al legislatore italiano di apportare una revisione completa del quadro normativo sui lavori pubblici. Il nuovo decreto diventa quindi il nuovo testo unico per il settore delle costruzioni e per questo motivo può essere considerato un che di compendio legislativo che ingloba le norme precedenti a partire dalla legge 109/1994 e s.m.i. Il codice dei contratti disciplina la materia in tema di appalti per lavori opere, forniture e servizi pubblici, e in generale la materia delle opere pubbliche.

Al decreto sono state apportate varie modifiche con i seguenti provvedimenti legislativi:

Dopo l’entrata in vigore del D.P.R. 207/2010, che apporta alcune novità sulle procedure e sui ruoli degli operatori, il quadro normativo in materia di appalti si è finalmente completato permettendo l’attuazione alle norme del Codice che con il solo testo unico erano rimaste in stand by. Il nuovo regolamento abroga le precedenti normative in materia di appalti e quindi il D.P.R. 554/1999, il D.P.R. 34/2000 e gran parte del D.M. 145/2000.

Il Codice dei Contratti e il suo Regolamento, sebbene siano in continua evoluzione, costituiscono oggi il riferimento procedurale per quanto riguarda qualsiasi tipo di contratto pubblico di lavori, servizi e forniture.

Sulla scorta della necessità di un processo evolutivo delle disposizioni in tema di pubblici appalti, nel gennaio del 2014, l’Unione Europea ha emanato la nuova direttiva 2014/24/UE (che abroga la 2004/18/CE) in vigore dal 17 aprile 2014; a partire da tale data gli Stati membri avranno 24 mesi per trasporre le disposizioni delle nuove norme nel diritto nazionale.

Le novità contenute nella nuova direttiva sono volte a garantire, fra l’altro, un rapporto prezzo-qualità migliore, disposizioni più severe nel campo del subappalto e in materia offerte “anormalmente basse”, nonché l’accentuata preminenza dell’offerta economicamente più vantaggiosa rispetto al criterio del massimo ribasso.

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